nebbie

venerdì 27 gennaio 2012

Boeri

Il suo sogno era banale, scontato nella sua quieta semplicità: sognava di cancellare la vita come l'aveva vissuta e ricostruirla da capo.
Non potendo sognare di tornare indietro nel tempo a cancellare gli errori compiuti per dimenticanza e svagatezza, pensava, nel dormiveglia cullato dalle fusa della gatta, di porvi rimedio con una nuova occasione o un nuovo inizio, mentre ripercorreva il rosario laico degli errori di valutazione, degli sbagli d'impulso, delle stupidaggini figlie di timidezza e insicurezza.
Ovviamente l'errore che giganteggiava maggiormente tra gli innumerevoli compiuti era quello che russava leggermente al suo fianco, girato di lato e tanto sepolto nelle coperte da essere presente solo nel rumore, al di là dell'abisso di divisione scavato dall'appesantirsi della coltre a segnare un confine preciso, quello in cui non è sollevata da corpi vicini, e diventa un canyon di garbata indifferenza.
Non è che fosse un cattivo compagno: dopo trent'anni di matrimonio, si sa, vengono a cadere gli stimoli della carne, solitamente sostituiti da affetto, cortesia, tenerezza. Peccato che l'ingegnere su questo lato fosse carente al punto da trasformarsi nel preside di un istituto del quale lei era l'unica allieva, non particolarmente brillante, di quelle che potrebbero fare, se solo si sforzassero un poco di più.
Lei rideva e piangeva troppo. Si truccava troppo o era troppo sciatta. Lei era troppo cordiale o troppo fredda. Lei era in ritardo. Era disordinata, pigra, sognatrice, velleitaria. Lei aveva i capelli troppo lunghi e le unghie troppo corte. Lei cucinava senza ricette. Lei parlava con gli estranei e con i cani o i gatti per strada. Lei era costantemente inadeguata.
Lei non era adatta a essere una madre - aveva spiegato con gentile freddezza per indurla a rinunciare all'unico germoglio che si era timidamente affacciato nel suo sangue - e la casa era perfetta così com'era, senza disordine e soprattutto senza le spese che un piccolo estraneo poteva portare nel loro tranquillo menage.
Era tornata dall'ospedale in taxi: l'ingegnere era in riunione e non era potuto venire ad accompagnarla dopo che si era "tolta il pensiero". Parole sue.
La gatta, adottata qualche mese dopo - e non serve scomodare Freud per capirne i motivi - era stato il suo unico, e ultimo gesto di ribellione; una ribellione da sconfitti, fatta di musi lunghi e silenzi, di una tetra testardaggine, della cocciuta caparbietà con la quale si era rifiutata di discutere, certa che una discussione l'avrebbe vista perdere e indietreggiare.
Ogni mattina, insieme all'ingegnere, si fermava in un piccolo bar tabacchi per la colazione e le sigarette, prima di proseguire verso il liceo dove insegnava: quella mattina, ancora avvolta nella felicità del sogno, si era allungata per giocare alla lotteria e per afferrare un boero dall'espositore, dove il cartello prometteva la vincita straordinaria di un'intera confezione di cioccolatini ripieni di un liquore al profumo di rhum.
Uscendo aveva sorriso timidamente all'ingegnere, mormorando che se avesse vinto una bella somma avrebbe comperato un grattatoio per la gatta come prima cosa: uno di quelli a più piani, con tanti giochi e con i ripiani rivestiti di pelliccetta.
Ovviamente anche quel desiderio era diventato l'occasione perchè il preside si riaffacciasse a spiegare a quell'alunna somara come una somma così ingente come quelle promesse dalle estrazioni settimanali non fosse da sperperare in sciocchezze come grattatoi e moto di grossa cilindrata, ma andasse saggiamente investita per garantire una vecchiaia serena e gli agi sociali che un'immensa ricchezza può offrire.
Si morsicò la lingua per evitare di allungare la predica chiedendo come l'acquisto di un grattatoio potesse intaccare una cifra talmente enorme che stentava a comprenderne i contorni, e sorridendo timidamente salutò il marito per infilarsi nei corridoi della scuola.
Nel pomeriggio preparò con attenzione la valigia dell'ingegnere che partiva per un piccolo giro di lavoro: avrebbe controllato l'andamento dei lavori in alcuni cantieri sparsi nel centro Italia, restando assente una settimana o più, in compagnia dela segretaria che - lei ne aveva la certezza - provvedeva ad alleviargli lo stress da trasferta lavorativa.
Probabilmente per non sfigurare con l'amante del marito controllò attentamente anche la biancheria intima, scegliendo un pigiama che associasse giovanilismo ed eleganza senza avere le pigre morbidezze del jersey, canticchiando tra sè al pensiero sorridente di giorni in cui rincantucciarsi a leggere a letto in compagnia della micia, senza quella presenza tanto incombente nell'assenza della cosa principale per la quale due esseri umani dividono un letto.
Il giorno dopo, fermandosi al bar tabacchi fu stupita dagli striscioni con i quali veniva annunciato che nel bar era stato realizzato un 6 multimilionario: e piacevolmente stupita incamerando la sua vincita di una grande confezione di boeri.
Incredibilmente stupita quando al sms con il quale annunciava la vincita l'ingegnere rispondesse con una telefonata tanto affettuosa da spingerla a chiudere la conversazione con la vaga preoccupazione di una qualche malattia che intaccasse il rigore tetragono del preside, che si era rivelato al telefono colmo della tenera preoccupazione di un giovane amante, raccomandandole di non uscire e di non parlare a nessuno della cosa.
Nel corso della sera, quando inaspettatamente l'ingegnere aveva richiamato per chiederle come stesse, aveva timidamente azzardato la domanda, perchè non si dovesse parlare della vincita di una grossa confezione di boeri. Piacevole, si, ma non certo tale da attrarre malintenzionati, aveva commentato carezzando la gatta che le giaceva compatta in grembo come una palla sonante di fusa.
Il gelo che aveva replicato alla domanda le aveva fatto fiorire un lento sorriso di comprensione, e il saluto tra i due coniugi era stato sbrigativamente rapido.
Rapido perchè lei aveva tante cose da fare.
Organizzare una vita nuova, con la quale riparare agli errori e alla svagatezze di una vita precedente.
Mangiare un boero svuotando lentamente cassetti e armadi dalla propria presenza.
Cercare a caso, sulla carta geografica, un posto che potesse piacere a lei e alla gatta.
Comprare un trasportino comodo.
Lasciare, nella casa nuda della sua presenza svagata e solare, un grattatoio: di quelli con molti giochi e i ripiani rivestiti di pellicetta.

1 commento:

  1. Ciao, c'è un premio per te nel mio blog http://e-io-scrivo.over-blog.it. Quando vuoi passa a ritirarlo! Mari

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